Proiezione del film “Alida” al cinema Dante di Mestre

Mercoledì 26 maggio alle ore 16.30 e 19.00 si svolgerà al Cinema Dante la prima proiezione a Mestre del film “Alida” di Mimmo Verdesca, dopo i buoni risultati ottenuti a Venezia e a livello nazionale.

Il documentario racconta la storia di una delle più grandi attrici del Novecento: Alida Valli. Un film che descrive l’artista e la donna attraverso le immagini dei suoi film, ma anche le parole inedite delle sue lettere e dei suoi diari, arricchite poi di altri esclusivi materiali: le fotografie, le riprese private di famiglia, nuove interviste ai figli, ai parenti, agli amici e ai collaboratori più fedeli, e molto altro materiale d’archivio.

Il film “Alida” mostra un quadro completo e mai visto prima della vita di una giovane e bellissima ragazza di Pola, che diventò in breve tempo una delle attrici più famose e amate del cinema italiano e internazionale. La sua carriera iniziò con una piccola parte nel 1936 e poi è proseguita fino al 2002.

Le proiezioni del 26 maggio saranno precedute dall’intervento del critico cinematografico e Presidente ANVGD Venezia Alessandro Cuk e da Lucio Scarpa e Marco Caberlotto, produttori della veneziana Kublai Film.

Incontro in streaming il 24 maggio su “Scuola e il confine orientale”

 

 

In un anno scolastico così difficile e complicato per l’emergenza sanitaria siamo stati stimolati a produrre nuove iniziative per portare nella Scuola il tema del confine orientale.

L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha realizzato così il documentario “Altrove. Viaggi di un’anima” nell’ambito del progetto “Perle del Ricordo” per raccontare la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo giuliano dalmata. Un lavoro costruito con particolare attenzione verso il mondo scolastico.

Anche il Concorso Nazionale “10 Febbraio” per le scuole si è svolto con ottimi risultati, grazie al supporto importante del Ministero dell’Istruzione e delle Associazioni degli esuli che partecipano al gruppo di lavoro ministeriale.

Un incontro per parlare di “Scuola e confine orientale” si svolgerà lunedì 24 maggio alle ore 18.00 in diretta sulla pagina facebook di ANVGD Venezia.

Saranno presenti all’appuntamento Maria Elena De Petroni, Delegata ANVGD per la scuola, Italia Giacca, testimone nel filmato “Altrove” e Caterina Spezzano Dirigente del Ministero dell’Istruzione.

Parteciperanno la Scuola Secondaria di I grado “Isaia Ascoli” di Gorizia, vincitrice dell’ultimo Concorso 10 febbraio, e l’Istituto “Sabatini” di Borgia (Catanzaro) già vincitore del Concorso negli anni precedenti.

L’incontro sarà da coordinato da Alessandro Cuk, vicepresidente nazionale ANVGD, con la regia di Stefano Antonini, segretario ANVGD Venezia.

 

https://www.facebook.com/ANVGD-Venezia-101632054936530/

L’incontro resterà qui visibile in streaming anche per chi non è iscritto a facebook.

 

Incontro su Alida Valli nel centenario della nascita

Mercoledì 12 maggio alle ore 18.00 in diretta sulla pagina facebook di ANVGD Venezia si svolgerà un incontro denominato “Alida Valli 100”.

 

Si tratta di un omaggio alla grande attrice nata a Pola il 31 maggio di un secolo fa. L’iniziativa è il frutto di una collaborazione tra ANVGD Venezia, CINIT-Cineforum Italiano e Comune di Venezia e sarà l’occasione per presentare alcune iniziative collegate al Centenario di Alida Valli e alla prossima uscita del film “Alida”, che sarà nelle sale dal 17 maggio a livello nazionale e il 18 e 19 anche al cinema Rossini di Venezia. Saranno presenti all’appuntamento il critico cinematografico e Presidente ANVGD Venezia Alessandro Cuk, la Presidente del Consiglio Comunale di Venezia Ermelinda Damiamo, il regista di “Alida” Mimmo Verdesca e l’attore e nipote di Alida Valli Pierpaolo De Mejo.

https://www.facebook.com/ANVGD-Venezia-101632054936530/

L’incontro resterà qui visibile in streaming anche per chi non è iscritto a facebook.

Raccontar di Ofelia

“Raccontar di Ofelia”, tratto dal libro di Luisa Antonini. Venerdì 14 maggio 2021 alle 18 al Centro Culturale Aldo Rossi di Borgoricco.

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria museocenturiazione.servizi@gmail.com tel. 3924594788

Nel romanzo di OFELIA i ricordi si presentano senza chiedere il permesso. Premono nella mente dell’autrice, al punto di dover loro rendere giustizia.
Ispirato alle intime esistenze degli affetti più cari alla scrittrice, OFELIA narra di un viaggio vitale grazie al quale la promessa si compie nella liberazione.
Tutto il romanzo, come un canto, ha un intenso ritornello, composto da donne forti, in un’epoca che non lo prevedeva, e da uomini gagliardi loro malgrado, perché così era richiesto.
Ofelia, la protagonista, rielabora le sue memorie di bambina.
I suoi occhi, ormai grande, ripercorrono le originali vite di chi ha amato ed è venuto prima di lei.
Riaffiora la rilevanza dell’esodo giuliano dalmata, del mettersi in salvo da una persecuzione vissuta nella terra di origine, nella propria terra madre: ZARA.

Zara. Dove il “veneto” era una lingua incontaminata, ancora antica, preservata all’interno delle comunità lontane dalla terra d’origine.

Il 25 Aprile non fu una Liberazione per tutti gli italiani

Nel giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia scatenava l’insurrezione a Milano e nelle altre principali città ormai abbandonate dai tedeschi in ritirata, all’estremo nord-est la situazione era ben diversa. Le truppe anglo-americane erano lontane dalla Venezia Giulia poiché, una volta sfondata la Linea Gotica, la priorità era raggiungere il Brennero e da lì arrivare rapidamente in Baviera, ove si temeva che si sarebbe concentrata l’ultima disperata resistenza germanica.

Marciava invece a tappe forzate l’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, interessato più a raggiungere Trieste, Gorizia, Pola e Fiume che a riprendere il controllo di città come Lubiana e Zagabria, la cui appartenenza alla Jugoslavia nessuno avrebbe messo in discussione. Già dopo l’8 settembre 1943 in Istria e dopo la cacciata degli italo-tedeschi da Zara a novembre del ’44 si era visto cosa significasse essere “liberati” dalle truppe guidate dal maresciallo Josip Broz, detto Tito: l’eliminazione non solo degli ex gerarchi fascisti, ma anche degli elementi più importanti dell’italianità autoctona e di coloro i quali rappresentavano per il loro ruolo istituzionale e sociale la presenza dello Stato italiano.

Una siffatta epurazione politica era propedeutica all’annessione alla rinascente Jugoslavia di province che erano internazionalmente riconosciute come appartenenti all’Italia, la quale, però, avendo firmato la resa incondizionata, non rappresentava più un soggetto di diritto internazionale.

A complicare ulteriormente la situazione c’era la scissione della Resistenza italiana locale, in cui il PCI aveva non solo abbandonato il CLN per aderire alla lotta partigiana a guida “titina” che rivendicava l’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia comunista, ma anche eliminato alle malghe di Porzus i vertici della brigata partigiana Osoppo, rei di essere tanto antifascisti quanto patrioti ed anticomunisti e perciò contrari all’espansionismo jugoslavo.
Consapevoli di questi tragici precedenti, i Volontari della Libertà di Trieste scatenarono l’insurrezione cittadina il 30 aprile, confidando nell’arrivo delle truppe neozelandesi che stavano finalmente avanzando nella pianura friulana. Le truppe tedesche si asserragliarono in alcune postazioni facilmente difendibili, ma la mattina del primo maggio le formazioni partigiane slovene e comuniste che operavano nelle periferie e nei sobborghi poterono esultare poiché la cosiddetta “corsa per Trieste” era stata vinta da Tito, le cui avanguardie stavano entrando nel capoluogo giuliano.
Nei giorni successivi, mentre il CLN triestino veniva esautorato e le manifestazioni di italianità venivano represse con morti e feriti, anche a Gorizia, Fiume ed in Istria iniziava una nuova occupazione straniera. Retate organizzate grazie alla rete spionistica allestita dall’OZNA – la polizia segreta jugoslava – portavano all’arresto, alla deportazione o all’infoibamento di centinaia di oppositori al progetto annessionista jugoslavo, ivi compresi ex combattenti partigiani. Timorosi di suscitare attriti con Stalin – che era ancora un prezioso alleato, in quella fase finale della Seconda guerra mondiale, per stroncare il Giappone – gli angloamericani fecero poco o nulla per frenare una carneficina che avrebbe mietuto circa 10.000 vittime, considerando anche i soldati fatti prigionieri e poi massacrati in spregio alle convenzioni di guerra.

Appena il 9 giugno convinsero Tito a lasciare almeno Trieste, Gorizia e Pola, che passavano così sotto l’Amministrazione militare angloamericana, in quanto considerate località importanti per le linee di rifornimento destinate alle truppe che avevano preso il controllo dell’Austria. Nel resto dell’Istria e a Fiume sarebbe continuata la persecuzione degli italiani nel clima di terrore, che avrebbe indotto il 90% della comunità italiana autoctona ad abbandonare le terre in cui viveva radicata da secoli. Lo slogan della fratellanza italo-jugoslava in nome dell’antifascismo era una patina dietro cui si celavano i vecchi progetti espansionistici sloveni e croati rivolti anche a città e territori in cui gli slavi rappresentavano una minoranza, laddove gli italiani erano considerati quinte colonne di uno Stato che era entrato nella sfera d’influenza del mondo capitalista a guida statunitense e quindi bisognava assicurarsi la loro fedeltà ideologica ovvero l’eliminazione o l’allontanamento.
Per gli italiani dell’Adriatico orientale il 25 aprile ha tradizionalmente rappresentato la ricorrenza di San Marco, il cui leone alato era simbolo di quella Serenissima Repubblica di Venezia che per secoli mantenne Istria e Dalmazia collegate alla penisola italica, salvaguardandone lingua e cultura. Oggi è diventata la data in cui ricordare che la Liberazione non ha riguardato tutti gli italiani e che in quella primavera del 1945 nelle terre annesse dopo i sacrifici della Grande Guerra se ne stava sostituendo un’altra che il 10 febbraio 1947 avrebbe ricevuto la consacrazione di un Trattato di Pace che scaricava su istriani, fiumani e dalmati l’onere di un’Italia uscita sconfitta dal secondo conflitto mondiale. In un clima di vera pacificazione la Storia dell’Adriatico orientale dovrebbe essere patrimonio nazionale, non più rinchiusa in una pagina locale, misconosciuta, irrilevante.

Davide Rossi – Lorenzo Salimbeni

Fonte: L’Adige di Verona

GRAZIE A ULDERICO BERNARDI

Il Comitato di Venezia dell’ANVGD e il suo Presidente Alessandro Cuk ricordano con affetto il professor Ulderico Bernardi e lo ringraziano per la sua amicizia e per tutto quello che ha fatto e ha scritto sulle tematiche del confine orientale. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo con grande piacere il suo bellissimo libro “Istria d’amore” che abbiamo sostenuto e presentato come Associazione nel febbraio 2013.

Per la prima iniziativa del Giorno del Ricordo, il 7 febbraio del 2020, era venuto al Centro Culturale Candiani di Mestre a presentare un documentario “Il Veneto in Istria” che lo vedeva tra i protagonisti. In quell’occasione c’erano anche l’Assessore del Comune di Venezia Renato Boraso, il regista del film Simone Preti e Italia Giacca che era un’altra delle persone intervistate.

Alessandro Cuk ricorda: “Era stato un pomeriggio molto interessante e le parole del professore, prima e dopo la proiezione, lo hanno reso ancora più importante. Quel giorno ci siamo messi d’accordo per presentare il film nella sua città d’origine, Oderzo, per il mese successivo, ma poi la pandemia ha bloccato tutto.

Ci siamo sentiti alcune volte tra l’ottobre e il dicembre scorso perché il professore stava lavorando ad un nuovo testo collegato con il confine orientale, un libro che raccontava la storia passata ma per guardare al futuro. Mi ha mandato una bozza per sentire opinioni e consigli e telefonicamente ci siamo scambiati idee e pareri. Speriamo che questo libro possa uscire al più presto”.

Teleconferenza “Dante Adriaticus. Letteratura, arte e storia nel segno di Dante Alighieri e dell’italianità nell’Adriatico orientale

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "DANTES PER LA CITTA DI VITA PER GABRIELE DANNVNZIO ADOLFO DE CAROLIS PICENO ADRIACVS INCISE-MCMXX"

 

Si svolgerà lunedì 12 aprile la teleconferenza “Dante Adriaticus. Letteratura, arte e storia nel segno di Dante Alighieri e dell’italianità nell’Adriatico orientale”, evento inaugurale del ciclo di iniziative “Dante Adriaticus” che l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia realizzerà nel corso di questo 2021 centenario dantesco.

Il comitato scientifico e la segreteria organizzativa di questo progetto, finanziato dalla Legge 72/2001, si sono costituiti all’interno del Comitato provinciale di Roma dell’A.N.V.G.D.: l’auspicio è di poter realizzare a settembre ed ottobre le successive iniziative in presenza a Verona, Pola e Roma, nel rispetto di quelle che saranno le vigenti disposizioni anti-Covid. La finalità è quella di ricordare che, al di fuori degli odierni confini, l’italianità autoctona dell’Adriatico orientale è da salvaguardare e da ricostruire nella sua plurisecolare presenza in loco. I momenti di studio e approfondimento saranno concentrati in Convegni di taglio multidisciplinare, Itinerari tematici, legati ai luoghi di Dante e del suo tempo, Performances poetico-musicali, accompagnate da immagini e con approfondimenti proposti da esperti. Al termine di queste attività verrà allestito, nella sede romana della Casa del Ricordo, un report nella forma di una mostra fotografica; inoltre il materiale prodotto durante i convegni sarà raccolto e pubblicato in un volume di Atti.

L’appuntamento del 12 aprile, di cui si allega il programma, si articolerà in una sessione mattutina 11:00-13:15 ed una pomeridiana 15:00-17:30, entrambe visibili in diretta (e successivamente in streaming) sulla pagina Facebook Anvgd Sede Nazionale (http://www.facebook.com/Anvgd-Sede-Nazionale-868554539843945) e sul canale YouTube del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM http://www.youtube.com/channel/UC-Fkl1xelh53k5zGchDSTPg).

Nel corso della giornata ci saranno i contributi di Donatella Schürzel (700 anni di Dante in Adriatico: un percorso culturale a tutto campo), Eufemia Giuliana Budicin (Isola d’Istria e Dante), Maria Grazia Chiappori (Fortuna di Dante nell’arte, dal Medioevo all’Ottocento) e Barbara Vinciguerra (Reinterpretazioni e re-visioni dantesche dall’Ottocento alla contemporaneità), le quali fanno parte del Comitato scientifico del progetto. Interverranno anche il docente dell’Università di Padova Federico Reggio, Marino Micich (Archivio Museo Storico di Fiume a Roma) e Serena Lemucchi (Dottoressa magistrale in Filologia). Sono poi previsti gli interventi dei rappresentanti dei Comitati della Società Dante Alighieri di Trieste, Capodistria, Pola, Fiume, Zara e Cattaro, nonché la presentazione delle progettualità teatrali che verranno sviluppate dalla Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona, di cui interverrà il direttore artistico, Prof. Piermario Vescovo. Completano il denso programma alcune letture dantesche che verranno effettuate da allieve di laboratori teatrali e dall’attrice Isabel Russinova, la quale leggerà una versione del I canto dell’Inferno dantesco apparsa sulla rivista Umana del letterato giuliano Silvio Benco nel luglio 1918.

30 marzo 2004–2021 17 anni di Giorno del Ricordo

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e testo

Sono trascorsi 17 anni da quando è stata promulgata la L. 92 del 30 marzo 2004 istitutiva del Giorno del Ricordo, una ricorrenza che ha saputo conquistarsi visibilità e credibilità grazie all’operato delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, le quali considerarono da subito quella Legge non tanto un traguardo raggiunto quanto un punto di partenza. Come ha evidenziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo 2021, a tali sigle associative va riconosciuto il merito di aver conservato per oltre mezzo secolo la memoria delle tragedie che colpirono l’italianità dell’Adriatico orientale nella fase finale della Seconda guerra mondiale e con particolare virulenza addirittura una volta cessate le ostilità, fino a giungere all’esodo del 90% della comunità italiana autoctona. L’attentato dinamitardo di Vergarolla del 18 agosto 1946 è l’esempio più tragico del protrarsi di questi crimini a guerra finita e rappresenta la strage più sanguinosa nella storia dell’Italia repubblicana, essendo avvenuta nei pressi di Pola che, fino alla firma del Trattato di Pace del 10 febbraio 1947, era a tutti gli effetti territorio italiano benché sotto amministrazione militare angloamericana.

Come purtroppo la legge non fu approvata all’unanimità dal Parlamento italiano, ancor oggi c’è chi sminuisce, giustifica, nega o decontestualizza le stragi nelle foibe, gli annegamenti nell’Adriatico, le deportazioni verso terrificanti campi di concentramento ed il clima di terrore messi in atto in Venezia Giulia, Carnaro e Dalmazia dalle forze partigiane jugoslave, dalla polizia segreta organizzata da Tito e nota come Ozna, dai comunisti italiani che anteponevano la fede ideologica all’appartenenza nazionale e dagli apparati della nascente dittatura nazionalcomunista jugoslava. Appare perciò prioritario confutare con un sereno lavoro di ricerca costoro e portare a compimento le richieste degli esuli e dei loro discendenti ancora inevase, dalla Medaglia d’Oro al gonfalone di Zara all’indennizzo dei beni abbandonati o confiscati dal regime titoista (e con cui l’Italia pagò i danni di una guerra persa da tutti) passando per l’identificazione e la decorosa sistemazione di foibe, fosse comuni e luoghi di sepoltura attualmente in territorio sloveno e croato.

Ricordare questi lutti e le sofferenze dell’Esodo giuliano-dalmata, dal dolore dello sradicamento alle difficoltà del reinserimento (per tantissimi addirittura in altri continenti) passando attraverso le privazioni dei Centri Raccolta Profughi; partire da questa catastrofe per andare a ritroso alla scoperta del patrimonio letterario, artistico e culturale che gli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia hanno elaborato nei secoli precedenti; cogliere le opportunità che la cornice europea offre per la salvaguardia del patrimonio materiale ed immateriale dell’italianità adriatica, prendendo consapevolezza che oltre l’Adriatico c’è ancora una comunità italiana che testimonia un illustre passato. Partendo da questi punti di riferimento prosegue durante tutto l’anno il lavoro culturale delle associazioni della diaspora adriatica finalizzato a non confinare alle ritualità della data del 10 febbraio la conoscenza di una pagina di storia che appartiene a tutta la comunità nazionale.

 

Lorenzo Salimbeni
Responsabile comunicazione Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Via Milano 22 – 34122 Trieste – info@anvgd.it