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La figura di Giovanni Palatucci, nato a Montella (Avellino) il 31 maggio 1909 e morto il 10 febbraio 1945, a 36 anni, nel campo di sterminio di Dachau pochi giorni prima della liberazione, rappresenta ancora oggi un modello esemplare di sacrificio e altruismo.
Funzionario di Polizia durante il fascismo, in servizio dal 1937 alla questura di Fiume come commissario e poi questore-reggente, salvò dal 1939 fino al suo arresto, nel 1944, circa 5.000 ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.
Per questo motivo lo Stato italiano ha conferito a Palatucci nel 1995 la medaglia d’oro al merito civile con questa motivazione:
«Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione. Fedele all’impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l’occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all’arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita»
Nel 1990 lo Yad Vashem di Gerusalemme, il Memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell’Olocausto, ha insignito Palatucci del riconoscimento di ‘Giusto tra le nazioni’.
Beatificato dalla Chiesa cattolica, è stato proclamato nel 2004 ‘Servo di Dio’.