Amarezza per le polemiche contro Norma Cossetto a Monfalcone 


Si dichiarano sorpresi e amareggiati dalle polemiche, nate a seguito della proposta di dedicare a Monfalcone (in provincia di Gorizia) una rosa a Norma Cossetto sulla gradinata del porticciolo “Nazario Sauro”, gli esuli aderenti all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la più rappresentativa delle Associazioni degli esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia, che raccoglie migliaia di iscritti, tra esuli e loro discendenti.
Sorpresi perché, dopo tanti decenni, qualcuno si dimostra ancorato a pregiudizi che sembrano perpetuare la propaganda comunista del secolo scorso quando – come ricorda anche lo storico Raul Pupo – la storiografia di sinistra riproponeva pedissequamente e in maniera acritica l’interpretazione jugoslava, quella del regime di Tito: era un dogma indiscutibile il fatto che tutta la colpa delle violenze interetniche era da attribuire al fascismo, che i crimini da parte jugoslava erano soltanto la conseguenza di quelli italiani, e che il nazionalismo italiano era da condannare, mentre quello sloveno e croato era nazionalismo positivo, in quanto funzionale alla liberazione dei popoli.
Per decenni si è tenuta nascosta la scomoda – almeno per qualcuno – verità, che sta riemergendo anche dalle oltre 600 fosse comuni ritrovate dalla Commissione costituita dal governo della Repubblica di Slovenia, dove giacciono senza nome 90 mila vittime di diversa nazionalità, assassinate in quanto possibili ostacoli per il regime che Tito stava instaurando.
Oggi nessuno nega le colpe del fascismo e il valore dei partigiani che hanno combattuto per la libertà dal nazifascismo, ma qualcuno giustifica i crimini commessi da una parte di loro in nome di una epurazione preventiva nei confronti di veri, potenziali o presunti oppositori del regime comunista, che mirava all’annessione al nuovo Stato jugoslavo di tutte le terre fino al Tagliamento.
Nell’Europa comune di oggi, è il momento di andare avanti : il Parlamento europeo nella risoluzione approvata il 19 settembre 2019   “condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari’’.
L’intitolazione ad una giovane donna insignita della Medaglia d’oro dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi, per aver dato “Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio” dopo essere stata lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba”  come è avvenuto in decine di città italiane, non nega certo spazio alle vittime del fascismo, ma riconosce il diritto a tutte le vittime, di tutti i regimi, di essere ricordate.
Siamo quindi amareggiati nel leggere le parole di chi cerca di alimentare polemiche, e che invece di ripudiare ogni violenza, senza se e senza ma, cerca ancora una volta di giustificare ciò che non può e non deve esserlo, mai : Norma, sequestrata, seviziata e assassinata, finì vittima di quell’odio “che era insieme ideologico, etnico e sociale”, come ha affermato a proposito delle altre migliaia di vittime il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso del 10 febbraio 2019.
Fu, secondo il Presidente, ‘’Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente’’, e innocente era Norma, giovane e brillante studentessa ventitreenne, assurta a simbolo delle vittime delle violenze perpetrate nei confronti degli italiani nel corso della prima ondata, quella del ’43.
Non si comprende, pertanto, chi cerca ancora di giustificare la sua barbara uccisione,  tenta di infangarne la memoria e rifiuta l’idea che la sua morte possa essere ricordata con un fiore….

Maria Grazia Ziberna
Presidente del comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Gorizia

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