di Antonio Zett
Tra le più di quattrocento sparizioni o vittime dellarepressione titina c’e’ anche la studentessa MelitaPetris nata nel 1918, che a 27 anni trovò la morte per mano dei titini. Una storia poco conosciuta che a Cherso, dove era iniziata, se ne parlava molto poco, si bisbigliava, ciò era dovuto per la scarsità di notizie e di particolari. Questo stato di cose mi incuriosirono e mi interessai alla vicenda.
Se si considera la conoscenza della famiglia in parti-colare del nonno che ha ricoperto anche l’incarico diPodestà di Cherso oltre ad altri incarichi, Comitato diSalute Pubblica, ecc. e l’ufficiale Nicolò Petris, daPlauno padre di Melita, che aveva ricoperto primal’incarico nella Marina Austro-Ungherese K.u.K. kregsmarine, e dopo il 1941 fu integrato nella Marina Militare Italiana, non conoscendo il destino che lo aveva accompagnato. Cosi come le notizie su Melita erano scarse e contraddittorie, nè si conosceva la sua sorte, se non in maniera genericA che venne condottaall’isola di Veglia.
Queste erano le scarse notizie da cui partire, per una ricerca che si è svolta per gran parte, mediante rac- colta di testimonianze. Circa sette anni fa ho dato avvio alla ricerca trovandomi nella circostanza di doverla sospendere. Infatti alcune testimonianze non volevano essere citate, altre volevano essere citate con le sole iniziali, non c’era nessun documento comprovante alcune minime certezze dei fatti accaduti in quel momento. Quindi la sospensione delle mie ricerche è stata un atto dovuto. Dopo qualche anno venni in possesso di altre informazioni per cui conclusi la mia ricerca che pubblicai nel libro “Oltre le Foibe” (ed. Alcione).
Nelle chiacchiere paesane c’era chi pensava che la sorte di Melita fosse legata all’accusa di collabora-zionismo perché durante il periodo in cui Cherso pas- sò sotto Adriatisches Küstenland fu chiamata a svol- gere il ruolo di interprete, cosa alquanto strana per- ché i Chersini arruolati nella T.O.D., Servizio di Di- fesa Territoriali, operai Motoristi, Telefonisti e ulte- riori interpreti non sono stati accusati di collabora- zionismo. La madre che era di famiglia nobile, Baronessa von Hesfeld si recò a Veglia per conoscere le sorti dei figli, dal comandante dei partigiani titini le venne comunicato che i suoi figli erano stati condan-nati come “criminali di guerra“.
Era la classica accusa che i titini utilizzavano per far entrare nella normativa di esproprio dei beni, ed ifratelli erano i diretti eredi dell’isola di Plauno diproprietà della loro famiglia.
Con diretto interessamento del figlio della signora Maria Baici nel 1971 venne attivato il Ministero del- la Difesa Commissariato Generale Onoranze ai Ca- duti di Guerra,
che dette avvio alle ricerche delle salme uccise a Veglia e dopo un periodo di ricerche vennero trovate tre salme, due erano di donne ed una di un giovane maschio. Dopo brevi analisi queste sono state attribuite a quella di Melita Petris e di Maria Baici, la salma del giovane venne attribuita al fratello di Melita, Marco.Le salme vennero tumulate separatamente nel cimite- ro monumentale del Verano di Roma. Tali notizie mi consentirono di ultimare la mia ricerca. Tutto ciò, deve essere letto come un semplice ricordo di un evento dimenticato.