di Flavio Asta
Prendendo spunto dalla notizia, non ancora ufficiale, che il Comune di Venezia intitolerà una via di Me-stre alla memoria della martire istriana Norma Cossetto, mi ha suggerito questa riflessione incentrata sulla concessione dell’ Università di Padova, dove la Cossetto era iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia, della laurea honoris causa alla memoria.
La Sua storia, con il tragico epilogo è finalmente ab- bastanza conosciuta, grazie anche al film “Rosso I- stria” uscito recentemente che racconta la sua vicen- da. Nata nel 1920 a Santa Domenica di Visinada (oggi Labinci, una decina di chilometri a nord di Parenzo-Poreć, oggi Croazia), studentessa di Lettere e Filosofia iscritta all’università di Padova, a fine settembre 1943 fu arrestata, torturata, violentata e successivamente infoibata nella vicina foiba di Villa Surani. Stessa sorte fu riservata poco dopo al padre Giuseppe Cossetto, allo zio Eugenio e alla cognata di quest’ultimo Ada Riosa Sciortino.
La madre, Margherita Micatovi Pacchialat, in gioventù si distinse per il suo appassionato irredentismo antiaustriaco; il padre, proprietario terriero, fu un dirigente locale del Partito Nazionale Fascista, ricoprì le cariche di commissario governativo delle Casse Rurali e per alcuni anni anche quella di podestà di Visinada. In tempi successivi un’amica di Norma ricordava di lei: “Posso dire che sentiva molto decisamente la sua italianità”. In ogni caso, notizie certe sulla sua posizione politica a favore del fascismo non se ne hanno, anche se si può supporre, viste quelle dei genitori e di altri famigliari, che non fossero del tutto contrarie ad esso (come d’altronde al tempo lo erano qualche…altro milione di italiani). Questa premessa “politica” è assolutamente necessaria per com- prendere ed interpretare i fatti legati alla concessione della laurea honoris causa alla povera Norma. L’Università di Padova aveva istituito nel 1946 una apposita “Commissione per le onoranze agli studenti caduti “sul campo dell’onore” o “per la difesa della libertà” tra il 1940 ed il 1945, costituita da eminenti rappresentanti del mondo accademico e nello stesso tempo esponenti di spicco della resistenza cattolica, comunista ed azionista da poco conclusa. Il suo primo compito fu quello di individuare i criteri necessari per far emergere le categorie degli studenti ai quali poteva essere concessa la laurea. Inutile dire che, pur nell’incertezza istituzionale di un paese appena usci- to da una guerra disastrosa e perdente, comune tra i componenti doveva essere la visione “antifascista”, per cui le sole categorie ammesse furono quelle costituite da studenti caduti a causa della loro appartenenza a gruppi regolari partigiani, o comunque fosse accertato il loro impegno a favore della Resistenza. E dunque perché anche a Norma? Che, quanto meno non poteva, come abbiamo visto, essere considerata un’ “antifascista” tout court! Tanto più che uno dei criteri della suddetta commissione escludeva perentoriamente la presa in esame di quei casi di studenti (e studentesse) che fossero caduti/e nelle file della RSI (la Repubblica Sociale Italiana fu costituita il 23 settembre 1943, quindi a tutto il 25 aprile 1945). A tal proposito si osserva che nel giugno del 1944, quando venne deciso dai capi della RSI di trasforma- re la struttura politico-militare del Partito Fascista Repubblicano in organismo di tipo solo militare, costituendo le Brigate Nere, una di queste a Trieste, tra l’altro l’unica solo femminile, si intitolò proprio “Norma Cossetto”! Per comprendere questo “paradosso” occorre immedesimarsi nel clima politi- co del tempo che vedeva, sempre più contrapporsi, dopo un’unione strategica durante la comune lotta al nazi-fascismo, due grossi partiti: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. Due concentrazioni di uomini e di idee che tendevano alla realizzazione di due formazioni statali totalmente diverse. Quindi, semplificando al massimo del consentito, è probabile che gli esponenti democristiani della commissione, che avevano a cuore l’italianità delle terre adriatiche occupate da Tito, tendessero ad inserire il nominativo anche della Cossetto, quelli comunisti, pur con l’attenzione che occorreva riservare ai con- fini orientali non ancora definiti, quindi argomento sensibile all’opinione pubblica in quel momento, tendevano a quanto meno a …posticipare la sua inclusione. Infatti furono più volte chieste nuove informazioni: non ci si accontentò di un atto notorio di morte presunta, si chiese di avere verbalizzate dichiarazioni di testimoni terzi, ecc. Poi, come sappiamo, l’iter della “pratica”, aperta nel 1946, solo a fine 1948 si concluse positivamente con la concessione della laurea honoris causa che fu poi solennemente consegnata ai famigliari l’8 maggio 1949.
Occhio alle date! La pratica è chiusa positivamente nella seduta della commissione del 16 novembre 1948, guarda caso circa 5 mesi dopo la fatidica data del 28 giugno 1948. Data importante in quanto a Bucarest nella riunione del COMINFORM, l’organismo internazionale comunista egemonizzato da Mosca (Stalin), venne estromessa la Jugoslavia di Tito, accusando il maresciallo di “deviazionismo” dai principi marxisti-leninisti (accusa a quel tempo gravissima), per poi diventare ancora più pesante definendolo a capo di una “cricca fascista agli ordini degli Occidentali”. Il PCI di Togliatti, rigorosamen- te pro Mosca iniziò da subito un’operazione di al- lontanamento e di sconfessione del regime titino, per cui è logico supporre che le direttive agli espo- nenti comunisti della commissione patavina cambia- rono, occorreva mettere in cattiva luce Tito (ricordate il famoso: “contrordine compagni!” di Guareschiana memoria?) e l’operato dei suoi “cattivi” partigiani che diventarono: “assassini, tortu- ratori e…strupatori” di popolazioni italiane asservite al loro giogo. Ed ecco, verosimilmente, compiersi il post-destino di Norma Cossetto dopo aver perso la vita, ed in che modo! Vedere condivisa e supportata la sua storia da altri comunisti, come quelli che l’avevano assassinata cinque anni prima. Fortunatamente nel 2005 il presidente della Repub- blica Carlo Azeglio Ciampi con la concessione a Norma Cossetto della Medaglia d’Oro al Merito Ci- vile ha rimesso in qualche modo a posto (ma come vedremo non definitivamente) la V exata quaestio.Questa la motivazione:
Giovane studentessa istriana, catturata e imprigio- nata da partigiani slavi, veniva lungamente sevizia- ta e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e amor patrio. 5 ottobre 1943 Villa Surani (Istria)
Tutto a posto? Non proprio. Nel 2011 l’Università di Padova inaugurava nel cortile nuovo del Bo una nuova lapide (la precedente del 1949 la designava dotto- re in Lettere perché caduta il 5 ottobre 1943 per la difesa della libertà) che riportava la seguente (non completa e veritiera) motivazione:
Per ricordare gli italiani e le Italiane/Vittime di inumana ferocia in Istria e Dalmazia/Negli anni eroici e tragici della guerra di Liberazione/e delle pulizie etniche/Colpevoli solo di aver difeso/e paga- to con la morte o l’esilio/L’italianità della terra natia/L’Università di Padova/Dedica a loro e con loro/a Norma Cossetto/Studentessa dell’ Ateneo/ Medaglia d’oro al Merito Civile/Ad onore del loro sacrificio/Per la Patria e per la libertà/10 febbraio 2011/Universa Universis Patavina Libertas
Rimane il rammarico (come affermato da Italia Giaca presidente dell’ANVGD di Padova) di non veder ancora riconosciuta per quello che è stata, certa infame e feroce azione partigiana comunista, che tanto male ha prodotto, ovunque in Italia, ma soprattutto in terra giuliano-dalmata.
A chi sembrasse poco credibile questa versione dei fatti e soprattutto sull’atteggiamento dei comunisti italiani sulla Jugoslavia di Tito dopo la scomunica di Mosca, riporto un frammento di un articolo contenuto in opuscolo allegato all’edizione straordinaria de “Il Lavoratore” del 28 aprile 1950 (la scomunica moscovita durò fino al 1956) organo del PCI della regione Giulia ed espressione della Federazione trie- stina di quel partito.
L’argomento esposto nell’articolo dell’edizione straordinaria riguardava lo svolgimento delle elezioni amministrative (ma in realtà politiche) che gli slavi svolsero unilateralmente nella zona B, di loro prov- visoria amministrazione, domenica 16 aprile 1950. Ecco il testo:
“Scopo principale cui tende la parodia del «potere popolare» instaurato nella zona B, è 1a snazionalizzazione violenta della zona abitata da italiani che nelle cittadine costiere di Capodistria, Isola, Pira- no, Umago, Cittanova e in parecchi paesi dell’interno come Buie, Vertemiglio, Grisignana, Momiano ed altri minori, formano la grande mag- gioranza o la quasi totalità della popolazione. Ma le angherie si estendono anche alle popolazioni croate e slovene, venendo così a caratterizzare ancora me- glio il regime che vi imperversa come un regime antidemocratico, antipopolare di tipo fascista.” Incredibile, ma vero!