L’Italia matrigna verso i propri figli

di Antonio Zett

Il 15 maggio del 1948 il ministro degli interni Scelba emanò una circolare dove veniva indicato agli uffici preposti di procedere alla rilevazione delle impronte digitali dei profughi giuliani-dalmati, compresi i preesuli, cioè coloro che si trasferirono prima della fine della guerra in altre regioni italiane.

Tale richiesta fu vissuta dagli esuli come una forma di sospetto nei loro confronti anche se si tentò di giu- stificare il provvedimento come un mezzo finalizzato ad evitare infiltrazioni di elementi ustascia, krizari, cetnici, agenti segreti juogoslavi, ecc. categorie di persone prevalentemente di origine slava e militanti in organizzazioni slave.

Le giustificazioni non convinsero in ogni caso i profughi, che rimasero nelle loro convinzioni che gli addetti agli uffici ministeriali non conoscessero la storia dell’Istria e della Dalmazia.

Nonostante ciò il provvedimento prese avvio nei vari campi profughi e nelle abitazioni private, tra il silenzio generale e la perplessità degli esuli.
Il nodo emerse con forza quando un appuntato della compagnia dei Carabinieri di Spoleto si recò dall’Arcivescovo Giovanni Radossi con il tampone per prelevargli le impronte. Con estrema calma l’Arcivescovo gli fece notare, vista la sua carica ecclesiastica, che per tale compito era indicato il suo comandante.

Giovanni Radossi scrisse una lettera al presidente del Consiglio (che allora era l’on. Alcide De Gasperi): “Vengo a sapere proprio in questi giorni che il ministro degli interni ha emesso una circolare ordinando agli uffici politici di effettuare un accertamento individuale per istruire una scheda segnaletica per ognuno degli esuli provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia. Qui ci troviamo di fronte ad un problema inspiegabile. Il commento migliore è il nostro profondo dolore e silenzio”.

Il deputato democristiano Marzio Bernardinetti del collegio di Perugia-Rieti, fece nel merito un’interrogazione parlamentare. La questione fu seguita con attenzione ed apprensione da De Gasperi, il quale fece immediatamente modificare la circolare ed inviò una lettera di scuse all’arcivescovo Radossi.

Mario Raffaele Radossi era nato a Cherso, in Istria, il 3 giugno del 1887. Appartenente all’Ordine dei Frati Minori Conventuali, fu ordinato sacerdote in Svizze- ra, a Friburgo, il 28 novembre 1909. Fu eletto da Pa- pa Pio XII Vescovo di Parenzo e Pola il 28 Novem- bre 1941. Promosso poi Arcivescovo di Spoleto il 7 luglio 1948, da dove si ritirò per raggiunti limiti di età il 23 giugno 1967.

Si ritirò presso il Convento dei Frari a Venezia retto dai Frati Minori Conventuali, dove morì il 27 settem- bre 1972.

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Monsignor Raffaele Radossi